Smart city – cos’è e cosa cambierà nelle nostre vite

Smart city: la città del futuro di cui si parla sempre più spesso. Ma cos’è esattamente? Cosa cambierà rispetto alle città attuali e come modificherà la nostra vita?

Proviamo a fare chiarezza, forti anche della nostra esperienza nelle forniture d’arredo urbano intelligente per smart city.

Pronti a viaggiare nel (vicino) futuro?

Che significa smart city? Cosa sono le smart city?

Fuori da ogni tecnicismo, una smart city è una città intelligente dove l’uso della tecnologia è messo al servizio delle persone e dell’ambiente.

Cosa significa in concreto?

Spazi pubblici organizzati, gestione ambientale, trasporti e infrastrutture intelligenti. Più in generale, innovazione tecnologica e digitale al servizio dei cittadini.

Un’utopia? Nient’affatto. È una direzione concreta che stanno intraprendendo le nostre città e che presto diventerà normalità per tutti noi.

sagome di persone con dispositivi smartworking

Ce ne siamo accorti con la pandemia.

Lockdown e smart working hanno reso particolarmente evidenti a tutti le carenze delle infrastrutture digitali di molte città italiane.

Riunioni su Google Meet e Zoom, videolezioni, didattica a distanza: inaspettatamente tutti – chi più chi meno – ci siamo trovati impreparati, arretrati, rallentati.

In quel momento d’emergenza è parso chiaro a tutti quanto sia ormai fondamentale la tecnologia nelle nostre vite, quanti problemi possa risolvere e quante opportunità possa darci, se ben governata.

Ecco, una smart city è esattamente questo: una città che parte proprio dalla tecnologia per migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Di “città smart”, in realtà, si parlava già alla fine degli anni Settanta.

Era il 1971. Il sindaco di una città brasiliana, Curitiba, decise di trasformare la distesa di cemento di Rua das Flores in un viale pieno di fiori e panchine dove i bambini potessero giocare in libertà.

Una “rivoluzione”, la sua, alimentata da un pensiero visionario: una città deve essere pensata in funzione dei suoi abitanti.

Sono le strade, ad esempio, a doversi adeguare alle esigenze delle persone, non il contrario.

(fonte: google immagini. Cercare: curitiba anni 70)

Il risultato – sembra quasi un paradosso ma non lo è per niente – è stato un boom economico, industriale e commerciale di Curitiba, passata dall’essere un centro agricolo a grande polo tecnologico.

Com’è fatta in concreto una smart city?

Quando l’Unione Europea parla di Smart Cities include 6 dimensioni:

Persone – le persone vanno coinvolte e rese partecipi. Il processo decisionale è “bottom up”, dal basso all’alto; l’approccio è “citizen – first”;

Governo – l’amministrazione deve dare centralità al capitale umano, alle risorse ambientali, alle relazioni e ai beni della comunità;

Sviluppo – l’economia e il commercio urbano devono essere rivolti all’aumento della produttività e dell’occupazione attraverso l’innovazione tecnologica;

Qualità della vita – il livello di comfort e benessere che deve essere garantito ai cittadini (salute, l’educazione, la sicurezza, la cultura ecc.) è anch’esso di prioritaria importanza;

Mobilità urbana – le soluzioni di mobilità intelligente, dall’e-mobility alla sharing mobility, devono diminuire i costi, l’impatto ambientale e ottimizzare il risparmio energetico;

Ambiente – sviluppo sostenibile, basso impatto ambientale ed efficienza energetica sono aspetti prioritari della città del futuro.

Per essere smart, dunque, una città deve coprire tutti gli aspetti della vita delle persone offrendo loro servizi tecnologici e innovazioni senza mettere a repentaglio l’ambiente.

 

Qualche esempio? Praga e Manchester, che utilizzano dei bidoni “intelligenti” per l’immondizia: quando sono pieni, comunicano autonomamente con i centri di smaltimento.  Un altro esempio in ambito europeo è Barcellona, attraversata da centinaia di chilometri di fibre ottiche che aiutano il Comune a tenere sotto controllo il traffico e l’inquinamento acustico e dell’aria. 

cosa rende smart una citta?

Smart city in italia: dove sono e quali sono?

E in Italia? Esistono già delle smart city?

La risposta è si.

Un esempio virtuoso, per esempio, è Milano che, dal 2016, partecipa al progetto europeo Sharing Cities e ha investito 8.6 milioni di euro di finanziamento comunitario per realizzare interventi di mobilità sostenibile, efficienza energetica e qualità dell’ambiente in un’area di 24mila metri quadrati, dove i residenti hanno co-progettato insieme agli esperti per ottenere una riduzione di consumi fra il 50% e il 70%.

iCity Rank 2021 – la classifica delle smart city in Italia

Per il 2021, per il secondo anno consecutivo, è Firenze la città “più intelligente” d’Italia, seguita da Milano (al secondo posto) e Bologna (al terzo), con Roma Capitale, Modena, Bergamo (a pari merito al quarto posto), Torino, Trento, Cagliari, Parma a chiudere la top ten.

È quanto emerge da ICity Rank 2021, l’indagine sulla digitalizzazione delle città italiane,  presentata in occasione di Forum PA Città.

città con fiume

La ricerca valuta il posizionamento dei comuni capoluogo nell’indice di trasformazione digitale, ottenuto dalla media di 8 indici settoriali:

  • disponibilità online dei servizi pubblici;
  • disponibilità di app di pubblica utilità;
  • integrazione delle piattaforme digitali;
  • utilizzo dei social media;
  • rilascio degli open data;
  • trasparenza;
  • implementazione di reti wifi pubbliche;
  • diffusione di tecnologie di rete).

Subito dopo le prime dieci città, troviamo in graduatoria una serie di comuni – Reggio Emilia, Palermo, Venezia, Pisa, Genova, Rimini, Brescia, Cremona, Prato, Bari, Bolzano e Verona – che si distinguono per il fatto di avere ottenuto buoni risultati e posizionamenti in tutti gli indici settoriali oggetto della ricerca.

Segue, poi, una fascia intermedia in cui si colloca la maggioranza dei capoluoghi italiani: qui troviamo Pavia (23° posto), Siena (24°), Piacenza (25°), Napoli (26°), Lecce (27°), Vicenza (28°), Padova (29°), Ravenna (30°) e altre 60 città “in evoluzione” nel loro percorso di trasformazione digitale.

In coda, invece, una ventina di capoluoghi in ritardo in quasi tutti gli indicatori: chiudono la classifica Caltanissetta (88° posto), Potenza (89°), Fermo e Teramo (90°), Chieti (93°), Catanzaro (94°), Crotone e Benevento (95°), Cosenza e Rieti (97°), Trapani (99°), Caserta (100°), Nuoro (101°), Foggia (102°), Agrigento (103°), Avellino (104°), Carbonia (105°), Isernia (106°) e la maglia nera Enna al 107°.

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